La femminilizzazione dell’uomo nel 21° secolo

La femminilizzazione dell’uomo nel 21° secolo


E se invece non fosse che questo periodo, in cui la femminilizzazione dell’uomo sta emergendo, questa femminilizzazione non sia in realtà il bisogno emancipatorio reale dell’uomo? E ciò nel mentre si lotta anche per i diritti e LGBT, piuttosto che per il diritto di essere sé stessi e la propria omosessualità, bisessualità, transessualità, pansessualità.
Cioè quell’uomo che non dovrebbe piangere, che non dovrebbe avere gusto estetico, che non dovrebbe avere sensibilità artistica, pur essendo eterosessuale, sta emergendo come reale e vero. Sta rincorrendo il suo diritto, attraversando il ponte del costume che sta femminilizzando l’uomo, che lo porta sulla sponda in cui esso è capace di sostenere le sue fragilità, quelle di appannaggio femminile che renderanno l’uomo eterosessuale in realtà più forte? E con questa forza anche capace di riprendersi uno spazio da tempo rubato dalla femmina con lo strumento della femminilità prorompente protetta dall’immagine dell’entità di sesso debole, che manifesta in una altalena antitetica la pretesa assolutistica dell’uomo come maschio e della donna come femmina a discapito dell’uomo. Così come un uomo non deve aggredire un portatore di occhiali, non deve aggredire una donna, in quanto se dal lato di colei che oscilla nell’essere pari all’uomo, in quel momento l’oscillazione è nella posizione del sesso debole. Un’altalena che oscilla, giungendo ogni volta su un lato in cui troviamo entrambe le posizioni, quella di sesso debole e quella di sesso pari, e che confonde. E se questa confusione che potrebbe identificarsi in una crisi dei sessi, e non più in una guerra, l’uomo invece non stia cercando di accrescere o maggiorare la forza maschile, trovando il superamento delle sue debolezze in quelle che sono le caratteristiche della femmina come potere piangere, potere soffrire, potersi abbellire, poter essere sensibili artisticamente, per portarsi al pari di una donna che passa da pari a femminista e femmina come una pallottola selezionata all’occasione?
E la femminilizzazione dell’uomo non è un processo di messa in pace di una guerra tra i generi in cui non è più in discussione il ruolo attraverso la gonna, il reggiseno, i tacchi, piuttosto che lo smoking e il doppio petto o la cravatta?
L’uomo dai tempi dei tempi è abituato a porre attenzione a dove i lupi possono essere in agguato, per non esser uccisi e affamati li uccidono prima indossando poi le loro pellicce, ora l’uomo eterosessuale non stia sviluppando, al fine di sopravvivere, la strategia della parità tout court urlando alla donna: sono anche io stanco di stare tutti i giorni sui tacchi ed essere guardato da tutti solo perché ho una gonna attillata; anche io ho bisogno di rispetto.
Siamo in una strategia di pace, o siamo in una strategia di guerra? O siamo stanchi, tutti, e cerchiamo di essere liberi dai cliché?