Appena letta la notizia che il marito di Roberta Smargiassi ha freddato il 22enne a colpi di pistola ho pensato: ” Ha fatto bene, finalmente qualcuno che si fa veramente giustizia, e che non perdona in nome della distrazione un rincoglionito che non vede un rosso del semaforo o ci passa perché doveva andare a giocare magari alla PSP4!!!!!! “
Si perché all’idea che una persona amata muoia in quel modo, per causa di una distrazione di un imbecille, mi fa salire il sangue alla testa e questa urla vendetta! A tutti i costi.
Siamo nel 1435! No, siamo nel 2017.
Eppure, nonostante la naturale reazione di pancia, l’amaro in bocca resta. Non giustifico le distrazioni, nemmeno le mie, persino quando esco di casa e mi chiudo fuori, una parte di me dice che merito di stare fuori tutto il giorno, così imparo! Al freddo! Sotto la pioggia! Magari in pigiama o in mutande! Poi c’è l’altra. Per fortuna.
Quella parte che dice che è la razionalità che ci impedisce di scannarci, e per quanto lenta e tortuosa, c’è la giustizia dei tribunali del popolo italiano a provvedere alla sentenza di una distrazione o di un reato, non certo la nostra pancia.
E la sentenza di morte da molto tempo è stata abolita dallo stesso popolo italiano che si è accanito contro il 22enne rincoglionito, perché uno che non vede il rosso è un rincoglionito, morto o vivo che sia, alimentando l’odio nel marito distrutto dal dolore giorno dopo giorno.
Ora in galera ci finisce Fabio Di Lello, nella tomba c’è Italo D’Elisa che farà compagnia, come se con ciò resuscitasse, a Roberta Smargiassi.
Ma in galera ci infilerei anche me stesso, per aver pensato quella terribile frase, così come ci infilerei tutti quelli che hanno contribuito ad influenzare sui social o dal vivo, una bestia ferita dal dolore immenso alimentando la sua rabbia ed il suo odio scaricandogli addosso il proprio, usando le pallottole di una pistola. E chissà che forse quel povero 22enne rincoglionito al semaforo, non aspettasse altro che farla finita con quel rancore o rammarico o dolore che si portava dentro e che gli rendeva la vita un inferno. Chissà se ha accolto le pallottole che foravano il suo corpo con sollievo e forse gratitudine. Questo non ci è dato saperlo. E’ morto.
Ma come succede sempre in questi casi: A rimetterci sono solo le vittime. I fomentatori tornano nelle loro case e il giorno dopo avranno trovato qualcos’altro su cui vomitare il proprio odio, semplicemente accendendo la TV o accedendo a Facebook.