Basta l’accento al posto giusto o al posto sbagliato che tutto cambia.
Spesso capita che difendiamo il prìncipe ad ogni costo.
Che sia il calciatore nostro, che sia la nostra star musicale, televisiva, cinematografica, artistica, scientifica… noi questo prìncipe lo difendiamo. Ad ogni costo. Quante litigate che ho fatto. Ho apertamente disprezzato per princìpio, il prìncipe Lucio Dalla, che avrebbe potuto e dovuto, a mio parere, dire al mondo quanto gli piaceva l’uccello, specialmente a fama e ricchezza affermata, se non altro per il princìpio di libertà, sua e magari contribuendo a quella di molti altri. Tanti altri artisti lo hanno fatto, ben più famosi e ricchi di lui con cifre economiche ben più importanti messe a rischio sul piatto.
Perchè io mi ritrovo sempre difendere il princìpio e mai il prìncipe? Che fatica! Vogliamo parlare di quel famoso regista geniale inarrivabile accusato di pedofilia ma ciononostante innalzato a prìncipe per la sua arte, idolatrato e rincorso?
La stessa cosa ora mi è successa con Di Battista, il prìncipe, e il suo seguito. Io non ritengo che sia un buon princìpio pubblicare un libro a proprio nome durante un mandato elettorale che difende princìpi e non mi importa se a pubblicarlo è stato il mio stesso prìncipe. Il princìpio del mio essere non mi fa diventare scrittore in una fase di fama dovuta al fatto anche che sono politico di una corrente fondata sui princìpi.
Dire questo del defunto Dalla, come se non lo avessi mai detto quando era in vita e dire quest’altro del mio prìncipe Di Battista, ti rende esposto in modo tale, da doverti difendere dalla corte che ama il suo prìncipe.
Quando impareremo noi, popolo di nobili strapieno di prìncipi e così mal colmo di princìpi, mai in nessun paese furono nominati tanti prìncipi per accontentare i Papi nella storia a non andare tanto per il sottile coi princìpi, che il princìpio non ha storia, ma è solo quello?
Il princìpio, quello vero, costa. Tantissimo. Ed è solo difendendolo fino alla morte che si ascende prìncipi.