Noi siamo una famiglia, conosciamo i gusti reciproci, intuiamo persino di cosa abbia voglia di mangiare l’altro, e anche quando non abbiamo indovinato la perfetta pietanza, non la sbagliamo mai. Noi siamo una famiglia non un legame genetico.
La risposta che mi diede il fratello di Cosimo quando rimasi sorpresa che fosse lui ad ordinare per Antonio mentre si accingeva di raggiungerci, mi fece comprendere che non avevo con nessuno al mondo tanta intimità. Non avrei tollerato mai che qualcuno prendesse un ordine per me e non sarei mai in grado di intuire cosa desiderasse qualcuno dei miei più intimi o meno intimi parenti. Di qualunque grado. Sentii la temperatura scendere, mi colse un certo freddo improvviso. Non si era raffreddato l’ambiente, ma il mio cuore. Sentii solitudine. Questa si rafforzò quando Antonio, una volta seduto al tavolo con noi, vedendo il piatto di spaghetti alle vongole che apparse come per magia davanti ai suoi occhi disse senza guardare nessuno: ” era una settimana che desideravo mangiare questo piatto in questo posto “. Ci si tuffò come se fosse avvenuta la cosa più ovvia del mondo. Nel mentre Cosimo continuava a parlarmi della politica estera io sentivo sempre più freddo e mi sentivo anche sempre più sola. Tornare a Natale a casa non mi sembrò più tanto eccitante. Per niente.