
Avrei voluto scrivere gita al faro, ma non posseggo la sua potenza di scrittrice e vivo in un luogo senza mare, senza scogli pericolosi e quindi senza faro. Esistono fiumi dai larghi argini, fiumi sereni e tranquilli, pieni di acque scure e poco amichevoli; il fango dell’alveo rende i fiumi di pianura lenti e marroni di quella fanghiglia di fondo che rimuovono a fatica. Si creano gorghi e mulinelli segno di un fittizio vorticare che non porta da nessuna parte se non sempre qui, allo stesso punto di partenza, giri, giri e sei fermo. Anche i pesci hanno il sapore del fango, le chiuse profonde e pericolose raccolgono fango fra le grate; ti viene voglia di aprire un rubinetto potente che dilavi, col fango depositato sulle rive, le angosce degli sguardi senza futuro degli abitanti della valle. Lo sguardo che scruta questa immensa pianura interrotta solo da pioppi e olmi, non dà via di uscita, giri, giri e sei fermo. Qui si lavora pesante ogni giorno, domani uguale ad oggi, lavoro fatica, fatica illusione, illusione speranza di un buon raccolto senza grandine, senza malattie. Qui ogni nascita rappresenta una nuova forza lavoro e viene presa come un vero dono del cielo al quale sono demandate quasi tutte le speranze, dal buon tempo alla vita migliore possibile. Il senso di dignitosa predestinazione accompagna il quotidiano, se qualcuno muore era semplicemente la sua ora, se il granturco cresce alto è merito del buon Dio, se arriva la grandine vuole dire che doveva andare così, oggi si lotta con mille medicinali, con le reti antigrandine, con diserbanti e fertilizzanti si cerca di cambiare il destino, non lo si accetta per quello che deve essere e comunque sarà, oggi si vive male, i disturbi della personalità sono dilaganti perché meglio fingere che accettare è il diktat del nostro tempo
Io sono sospeso fra queste due culture e ho imparato ad accettare le cose belle senza gioirne e lamentarmi per le cose brutte nel vano tentativo di esorcizzarle, parlare di una bella giornata evoca la paura di averne una orrenda, parlare dell’amica col tumore ti suggerisce la vergogna dell’essere il fortunato di oggi, e domani ancora angoscia e finzione, più di prima, meglio di prima e senza te amica cara.