l’ansia sociale – dolore e morte

La fobia sociale, detta anche disturbo d’ansia sociale, è un disturbo che si trova nel capitolo dei disturbi d’ansia del DSM-5 (tra cui ricordiamo il disturbo da attacchi di panico e il disturbo d’ansia generalizzata). La fobia sociale è un disturbo caratterizzato da paura molto intensa che riguarda una o più situazioni sociali ben definite (ad es. parlare in pubblico, mangiare in pubblico etc.). Spesso le cause della fobia sociale riguardano comportamenti appresi (ad es. avere sperimentato situazioni pubbliche umilianti, essere stato oggetto di aggressione etc.) oltre a pensieri disfunzionali relativi a se stessi e agli altri. La cura della fobia sociale prevede la psicoterapia, la terapia farmacologica o entrambe.

Fobia sociale

La caratteristica principale della fobia sociale è l’intensa paura o ansia di situazioni sociali in cui un soggetto può essere osservato da altre persone. Chi soffre di fobia sociale infatti vive reazioni emotive intense collegate ad alcuni contesti sociali, nei quali il soggetto ha paura di essere giudicato in modo negativo. In genere la paura collegata alla fobia sociale è quella di essere visti come persone deboli, ansiose, non equilibrate, stupide, noiose o comunque giudicate negativamente. La paura porta ad evitare luoghi e situazioni che potrebbero attivare i sintomi ansiosi. La persona così riduce sempre di più le attività, i luoghi e le situazioni quotidiane, innescando un circolo vizioso che porta ad un peggioramento del quadro fobico e a una importante riduzione della qualità di vita.

Parlare in pubblico è la più frequente e diffusa fobia sociale specifica. Ma qualsiasi situazione sociale può diventare fobica. Spesso l’ansia si presenta in modi anche molto differenti tra loro. Chi soffre di fobia sociale può infatti lamentare, per esempio, ansia anticipatoria caratterizzata da uno stato ansioso permanente, che dura molte settimane, prima di un evento sociale temuto. Oppure può presentarsi in modo più intenso, ma meno duraturo nel tempo, come ad esempio un forte attacco di panico collegato ad una situazione sociale temuta.

Fobia sociale, età d’esordio e prevalenza

La fobia sociale è più diffusa di altri disturbi psichiatrici. Si stima infatti che circa il 7-13% delle persone sperimentino, nell’arco della loro vita, i sintomi di questo disturbo (Keller MB, 2003Schneier, 2006). L’ansia sociale può presentarsi in comorbilità con altri disturbi psichiatrici, in particolare altri disturbi d’ansia e disturbi depressivi.

La fobia sociale esordisce in genere nella prima adolescenza (Stein, 2008) ed è presente in misura maggiore nel sesso femminile (circa il 60%) rispetto a quello maschile (Ruscio et al., 2008). L’ansia sociale, così come molti altri disturbi d’ansia e dell’umore, è correlata a problematiche sociali (ad es. ridotta produttività lavorativa) e ridotta qualità della vita (Stein, 2005).

Sintomi e diagnosi del DSM-5

La fobia sociale compare nel DSM-5 nel capitolo dei disturbi d’ansia. Viene definita da un’intensa paura e ansia collegata ad una o più situazioni sociali. Spesso la fobia sociale può riguardare interazioni sociali con persone conosciute e non conosciute, situazioni nelle quali si può essere osservati o quando si agisce una prestazione davanti ad un pubblico (ad esempio parlare davanti ad un gruppo di persone).

Secondo il DSM-5 inoltre per fare diagnosi di fobia sociale è necessario che la reazione fobica sia presente da diverso tempo (almeno sei mesi), sia intensa e sproporzionata. Inoltre il disturbo deve provocare un significativo peggioramento del funzionamento del soggetto (ad es. attraverso comportamenti di evitamento) e della sua qualità di vita.

Il DSM-5 inoltre definisce due tipologie di disturbo d’ansia sociale. Se infatti i sintomi si presentano solamente quando il soggetto deve effettuare una performance pubblica (come parlare in pubblico) allora si parla di “disturbo d’ansia sociale correlato alle performance“. In genere questo tipo di disturbo può essere diagnosticato in musicisti, ballerini, atleti etc. In casi in cui invece il disturbo si presenti anche in altri contesti sociali allora si utilizza la denominazione semplice “disturbo d’ansia sociale“.

Cause della fobia sociale

Le cause che portano a sviluppare una fobia sociale non sono ancora del tutto comprese. Come per altri disturbi psichiatrici comunque le cause del disturbo sono multifattoriali e comprendono una vulnerabilità temperamentale, eventi di vita avversi e situazioni sociali predisponenti.

Come per le fobie specifiche anche l’ansia sociale sembra essere collegata a comportamenti appresi in passato, in genere in età infantile, in persone predisposte. Esperienze negative nel passato, come essere oggetto di umiliazione pubblica, o di critica o di aggressione possono portare a sviluppare il disturbo.

Le persone con fobia sociale spesso sono caratterizzate da una bassa autostima e alti livelli di autocritica (Cox BJ et al., 2004) elevata paura del rifiuto e del giudizio altrui.

L’esposizione graduale

Una delle strategie terapeutiche, secondo l’approccio cognitivo-comportamentale, è l’esposizione graduale del paziente a contesti fobici temuti. Così come per le  altre fobie, anche per la fobia sociale l’esposizione prolungata allo stimolo temuto produce una graduale de-sensibilizzazione con riduzione dell’ansia.

Si invita quindi il paziente, gradualmente, ad esporsi a situazioni sociali temute. Con il progredire delle esposizioni la reazione ansiosa tende a ridursi e il paziente riesce ad affrontare più serenamente i contesti sociali temuti. In aggiunta alle esposizioni graduali si insegnano pratiche di rilassamento e di meditazione (come la mindfulness) per modulare le proprie risposte emotive.

La ristrutturazione cognitiva

Altro aspetto della psicoterapia cognitivo comportamentale per la cura della fobia sociale è la ristrutturazione cognitiva. Attraverso il colloquio, le pratiche di mindfulness ed esercizi foglio matita lo psicoterapeuta aiuta il paziente a diventare consapevole e successivamente a modificare i pensieri irrazionali che sostengono il disturbo.

Vengono identificati pensieri automatici del paziente come ad esempio “non piaccio a nessuno”, “sono una persona noiosa”, “gli altri non mi accetteranno mai”. Una volta identificati si cerca di modificarli con pensieri più realistici e funzionali.

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