
Lo penso ogni volta che ricordo quei nidi fra i filari del vigneto dei nonni, hanno tutti cercato di farmi capire che volare significa vivere, io penso ancora che il nido è meglio, caldo, accogliente; della vita si può fare a meno probabilmente, ma non ci è dato provarlo nei fatti.
Le strade di Carpi sono il mio nuovo presente da quando la casa dei miei genitori si è liberata; piene, ma di gente vuota, di auto piene di persone dagli sguardi svuotati, senti che ti guardano senza vedere che ci sei, sorpassano e vanno, non li rivedrai mai più, un vuoto vero, poi pioggia, sole, strada, autostrada, casello, verde, un cimitero, gente che rincorre una palla, niente.
Rivedere l’appartamento vuoto mi ha fatto capire che sarei tornato qui, la stanza con la poltrona a fiori dove dormiva mio padre, la cucina che odiava mia madre costretta a preparare tre pasti al giorno per una vita, la mia stanza, la più calda, il mio armadio di legno e pelle gialla aperto, violato nelle ante e sui ripiani, ma solido come l’amore che mi circonda fra questi muri terremotati, ma solidi e pronti a riprendermi. Ho sentito un vero abbraccio, la setta sensazione fra le braccia della zia che mi portava la sera in campagna col motorino; arrivavo nella casa, lungo il vialetto ghiaioso ornato di sempreverdi con ingenui fiorellini bianchi e vedevo la nonna davanti al fornello dalla finestra, si gira un sorriso ed era casa.
In fondo a sinistra l’argine del fiume sulla statale per Correggio, un fiume piccolo con un grande argine; mio nonno diceva che gli argini servono per contenere le alluvioni che sono solo nuvole di farfalle impazzite. Dall’altana fra i tetti guardavamo piovere con una sensazione di sicurezza, lì le farfalle non possono arrivare. Da sempre gli alluvioni non mi spaventano, santo imprinting.
I fiumi sono da sempre presenti nelle storie della mia vita, c’è sempre un fiume a suggellare ogni evento; fiumi poco importanti, spesso canali piccoli e poco profondi, con nomi ridicoli e locali, ma sempre presenti. Ollie è un grande amore, il ragazzo col naso lungo e curvo, occhi e capelli neri, senza spirito e senza istruzione – la prima volta che l’ho visto era sulla riva del fiume Tresinaro, nel punto più verde e bello del fiume, pieno di salici piangenti, erba che finisce nell’acqua, avevo l’impressione che avrei potuto saltare da riva a riva senza bagnarmi i piedi e questo mi dava una profonda sicurezza e un completo dominio della situazione. Ho sempre pensato in fondo che il paesaggio mi ha fatto vedere tutto più bello del necessario. Sbagliavo, ho saltato il fiumiciattolo e mi sono bagnato i piedi, ho amato Ollie e ho sofferto tanto, così tanto che sono cambiato; ho fatto soffrire tutti coloro che mi hanno amato restituendo in alterigia, superficialità e inconsistenza; ho così creduto in te e nelle tue ambizioni da lasciarti andare via con quello che ti avrebbe dato quello che volevi per davvero – i soldi! Poveri voi che brutta vita fra le tue corna gay e conseguenti risse, lui ubriaco tutto il giorno e tu scocciato anche dai soldi, che brutta vita vi siete cercati!
Mi sono fatto da parte dopo sette anni di amore senza una parola, ho speso tutto il mio amore possibile, non ce ne sarà più per nessuno anche se Monica sostiene che l’amore vero arriva due volte nella vita e, quando sono di buon umore, penso al prossimo; sono scappato dalla provincia verso la città ubriaca di luci e di notti folli anche per colpa tua, ho vissuto varie vite spesso sbagliate.
Non ho mai dimenticato quante corse folli per te, quante cose inutili ho fatto e tutto mi è tornato alla mente in quel pomeriggio di reciproche sincerità; ti volevo fare pagare tutto e non capivo che stavamo pagando entrambi un prezzo che nessuno aveva stabilito, ma che tu, come sempre, hai accettato!