dopo un periodo di silenzio……

Lia al volante fuma, nella 500 blu siamo stretti, ma ci piace, come ci piaceva scambiarci gli scooter per sentirci più amici; lo facevo spesso con Mara tornando dal maneggio; io le davo il Ciao, lei il Trotter con il motore davanti, mi piaceva sentire  la ruota davanti che tirava il tutto, compresi i miei pensieri, mi sentivo leggero, di polistirolo, rigido, ma leggero. Marco me lo aveva detto mentre passeggiavamo per il centro di Modena, eravamo lì, ma lontani da tutti a vivere quella tensione che precorre le dichiarazioni.

Quella tensione rigida che ho sempre avuto. Da piccolo facendo le foto sul ponte del fiume Lama restavo immobile e duro con le mani appoggiate alle cosce, un unico pezzo; usavo la rigidità per celare la diversità.

Ero molto diverso dagli altri bambini, io non mi sporcavo mai, con le scarpine bianche uscivo di casa e con le scarpine ancora bianche ritornavo; mi sedevo esclusivamente su muretti puliti all’oratorio del cinema Eden per non macchiare i pantaloncini beige, non mi lasciavo toccare con le mani sporche di marmellata dai miei coetanei; lo facevo per la mamma, per non deluderla, per avere il suo amore.

Ancora non sapevo che lo avrei avuto comunque il suo amore grezzo, duro, ma profondo.

Anche mio padre era parco di attenzioni superficiali, ma pieno di amore profondo; da lui ho imparato che le chiacchiere non portano a nulla, i fatti contano nella vita, solo i fatti. La concretezza di quella campagna è entrata in tutti noi, la forza controllata di quei fiumi ci ha fatti crescere con lo stesso senno, l’amore per quei posti ha riverberato l’amore per il resto della mia vita: un amore eroico, struggente come lo sono le giornate torride, il caldo alza un muro attorno a te, non ti lascia scampo, ma ti rende pronto a quelle stesse strette che la vita ti offrirà.

E allora tu potrai reagire in due modi entrambi dolorosi, potrai rompere la campana di vetro che ti protegge e quindi esporti o potrai viverci sotto; io scelsi la seconda opzione e capii questo quanto Paolo, guardandomi sul bus 25, riferì ad Antonella che sembravo finto, sembrava che la gente non potesse interagire con me, ero come fasciato di plastica trasparente e niente poteva scalfiggermi, allora lo presi come un complimento, oggi mi costa in analisi per cercare di uscire dal bozzolo a 56 anni.

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