
Bologna, 3.3.2023
La solitudine è un luogo insopportabile, una dimensione inaccettabile, ti schiaccia, ti suggerisce di fuggire, di cercarti un hobby, un ragazzo che ti ama, nuove situazioni, di ucciderti, ma poi da morto non sarai ancora più solo? Se potessi rispondermi sarei già morto, avrei sistemato le cose sospese, smetterei di controllare anche le maree, imboccherei una lunga strada senza ritorno, volentieri.
Ho sempre amato le ferrovie e molto meno i treni perché ad un certo punto, magari in ritardo, ma arrivano da qualche parte; le strade ferrate con le traversine, i chiodi, i binari e le bianche massicciate si svolgono come cicatrici sulla terra, si sviluppano eterne, immutabili come il dolore di una ferita.
La bellezza delle cicatrici sta nel ricordo del dolore che con il passare del tempo diventa una coccola e un piacere intimo, le sofferenze, quando passano, diventano gioie e avventure da raccontare agli altri; le malattie mortali scampate, i catastrofici incidenti stradali, i rischi di annegamento fanno diventare più furbo e ricco di esperienza colui che li supera e fanno diventare alunni silenziosi e bambocci inesperti coloro che ascoltano; l’ho capito guardando la ferrovia dall’alto della collina, quell’immobile disegno bianco che si staglia nel verde dei campi mescolato al giallo del tarassaco; ho visto la ferita provocata dagli scavi e la successiva cicatrice riparatrice fatta di sassi, ferro e legno e di colpo il dolore si materializza e di colpo il malessere va via, sempre meno nemico.
Probabilmente non esiste la gioia, ma la serenità si, la rivendico; quel giorno tiepido ero sereno guardando la ferrovia nel verde, c’erano solo case lontane, verde e giallo, azzurro, all’ombra sottile delle dita di Hallah sulla collina, non ci sono nemmeno fastidiosi insetti e l’erba non macchia; non esistono ancora macchie nella mia vita e questo sapore consapevole è la mia forza ancora oggi, la mia capacità di riprendere fiato e forza la sera, da solo, in casa. Quel sapore di pace mi accompagna da quando ho smesso di cercare la felicità a tutti i costi anche in luoghi esotici e lontani.
Quel pomeriggio inconsapevole c’era la svolta, al posto della gita in bicicletta con Roberto e Riccardo sono rimasto a farmi aggredire dalla vita: la pigrizia è vita e ti aiuta a capire, non puoi correre o fare palestra perché il sudore distoglie l’attenzione, puoi capire solo restando fermo a guardare, con la giusta temperatura, disteso comodo; per capire ci devi mettere tutta l’attenzione del mondo.